martes, 21 de junio de 2011

Consegna 23 Giugno - F) La Ricerca Espresiva

Consegna 23 Giugno - E) Distribuzione


Consegna 23 Giugno - D) Il Bang



Consegna 23 Giugno - C) Approfondimento Bioclimatico


Consegna 23 Giugno - B) Contesto

Consegna 23 Giugno - A) Programma

Primi approcchi all'intervento del Parco

lunes, 20 de junio de 2011

Secondo Dialogo con il Cliente

Ho decisso di fare una segunda consulta al mio partnership, e questa volta è stato ancora più facile metterci in contatto. Sembrava che lui fosse aspettando la chiamata. Ma questa volta gli ho chiesto di fare la conversazione via Skype, anche per fargli vedere alcuni materiali grafici che avevo già sviluppato, sia disegni che il plastico o la scacchiera.


Dopo avere visto alcuni di questi lavori, anche sul blog, lui sembrava molto soddisfato, all’inizio soltanto con il aspetto plastico-compositivo, ma anche con il programma e le attività che avevo pensato (e che in parte sono quelle sugerite per lui la volta scorsa) una volta gliegli avevo spiegate. Dopo di questo gli ho chiesto qualche consiglio per tenere in considerazione all’ora di progettare il parco, tale come il tipo di alberto che possa crescere in un clima come quello romano (similare a quello della sua città ma molto più umido) ed altre caratteristiche paesaggistiche che potrebbero essere di aiuto. E qui un’altra volta il cliente mi ha dato una bella idea progettuale. Come lui diceva: “è terribile verede parchi che sono stati belli qualche tempo fa, ma che per la sua posizione, la gente che lo frequenta o semplicemente per non avere un sistema di controlo e cura, sono diventati aree di rifiuti, col verde pratticamente sfugito e pieni di inmundizia. Ed il problema è che questo non si può prevedere, a volte capita semplicemente”.


Continuando con le sue parole: “sarebbe fantastico progettare un parco, come si viene faccendo ultimamente, dove le aree verde e le aree di paseggio e sosta siano sufficentemente differenciate, in modo che da queste zone percorribili si possa sfruttare della vegetazione, ma senza entrare proprio nel suo terreno, e così non permettere la sua trascurazione. Con una corretta disposizione di queste aree, e assicurando la sua qualità, si possono creare spazi bellissimi all’interno per esempio di un bosco o di un parco, che permettono vedere, respirare, e anche toccare il verde, ma senza troppa interazione che risulta dagnina per le spezie.”


Dopo di questa magnifica idea abiamo debatito un pò, visto che la mia opinione era quella di che un parco viene fatto per un sfruttamento completo, e che la possibilità di correre trai alberi, toccargli, sedersi alla sua ombra e prendere l’erba con le mani non ha paragone con la offerta di una passeggiata circondata dal verde, ma senza la possibilità d’interazione. Comunque il suo discorso è stato così interessante che ho decisso tenerlo in conto nel mio progetto, creando due tipi di aree all’interno del parco: quelle di paseggio, elevate su pasarelle, e quelle verdi, che sono separati ma che comunque si possono percorrere dal livelo inferiore.

Come nuove idee per il programma mi ha sugerito che forse fosse interessante la possibilità di costruire una residenza per una persona che prendesse cura del parco come lavoro, e così non si dovrebbe spostare ogni giorno. In questo modo anche si riesce ad aumentare il percentuale di Living, un pò scaso nel mixitè.


Un’altra cosa importante che volevo chiedergli è se fosse possibile mantenere le piante in una costruzione sottoterra. La sua risposta è stata ovvia: è possibile ma deve essere uno spazio sufficentemente ventilato e sopratutto illuminato, con luce naturale se possibile diretta la maggiore parte del giorno. Mi ha parlato anche di una interessante linea di sviluppo che è ancora in esperimentazione, ma che potrebbe essere abbastanza utile per il mio progetto. Sembra che hanno scoperto recentemente che le lampade a LED, in particolare quelle che emmettono luce blu, non soltanto permettono il corretto sviluppo delle piante, ma anche possono fare sbrigare questa crescita. Puo essere una interessante soluzione integrare queste lampade nel progetto, a basso consumo e non generatrice di calore difusso.

viernes, 20 de mayo de 2011

Primo Dialogo con il Cliente

La prima conversazione con il cliente è stata finalmente, per via telefónica, la mattina di ieri. Dopo avere chiamato alcune volte al vivaio sono riuscito a contattare con José Luis, uno dei capi del negozio che in particolare è amico del mio padre, e quello che mi aveva promesso alcuni minuti per ascoltare quello che volevo proporre. Secondo me all’inizio non si sentiva molto convinto, ma mentre io spiegavo l’intervento e facevo capire la sua neccessità per il suo sviluppo, quindi ha decisso di fare un appuntamento telefonico in un altro momento, visto che in quel istante si trovava impegnato.
La chiamata, come dicevo, è stata realizzata stamattina. Io già gli avevo spiegato più o meno le mie circostanze (studente Erasmus alla Sapienza, in Roma, in un Laboratorio di Progettazione...), quindi ho decisso di spiegare direttamente le caratteristiche dell’intervento. Dopo una chiachierata di circa dieci minuti, nella quale lui chiedeva ogni tanto alcune dubbi che venivano in mente, ho pensato di fargli alcune domande:

¿Che ne pensa del intervento?
Secondo me è una iniziativa abbastanza originale, nel senso che i figli di alcuni amici studiano architettura anche, e soltanto si sente parlare di progetti teorichi, un po impossibili, ma non avevo mai sentito una cosa di questo genere. Un essercizio di progettazione vero e proprio, dove lo studente ha la possibilità anche di cercare un partnership che potrebbe essere disposto a costruirlo, mi sembra di un grande valore didattico.

A seconda di quello che gli ho raccontato del quartiere, e delle cose che gli ho fatto vedere via mail, ¿pensa che questa scelta del mixitè sia stata corretta?
Infatti, io come capo di un vivaio non posso dire il contrario. Non sono mai stato a Roma, ma per quello che ho capito della sua descrizione non è una città alberatissima, sopratutto quella parte lì. Mi sembra una decisione ottima prendere cura di un parco così trascurato e farlo diventare uno spazio di qualità vegetale. Non c’e mai troppo verde all’interno di una città. E anche l’idea del museo e centro di cura delle piante mi sembra una bellissima idea. Non si vedono molti posti cosi, dove imparare ad amare un po di più questo mondo vegetale.

Secondo lei, ¿cosa potrei includere nel programma per farlo più interessante?
Ho visto che hai incluso un paio di laboratori, aule e il grande spazio espositivo. Può darsi che sia un mix un pò strano, nel senso che la gente sarà sicuramente diversa di quella che si avvicine allo spazio espositivo. Comunque, penso che quello importante non sono gli spazi, ma le attività che vuoi sviluppare al suo interno. Come hai detto, sarebbe interessante dare alcune lezione di cura di piante, sia a bambini o a gruppi scolastici, che a adulti che vogliono imparare questa disciplina per mettere il verde anche a casa. Puo essere che questo edificio funcione come un promottore di attività e iniziative ecologiche e in alcuni mesi il quartiere divente in generale più fioreato, con tutti balconi e finestre piene di piante. Quindi, insomma, lezione di cura di piante ma anche una spezie di dottore di piante dove la gente possa portare le sue piante trascurate per cercare aiuto.
Poi, ti racconto una iniziativa che stiamo pensando miei colleghi ed io da parecchio tempo, ed è quella di abilitare uno spazio dove prendere cura delle piante di gente che si deve spostare per vacanza o lavoro e non puo portare con se le piante. Abiamo notato che questi spostamenti puntuali sono anche il motivo per il quale parecchia gente non ha piante a casa, per paura a non potere andarsene in vacanza per prendere cura di loro. Sarebbe una sorta di albergo per piante, come già esistono per animali.


Ed è stata questa ultima risposta proprio quella che mi ha dato una magnifica idea progettuale. Non soltanto fare uno spazio espositivo, ma anche un posto dove prendere cura delle piante delle persone mentre sono fuori casa, e cosi potenziare anche la disposizione della gente ad avere piante, e fare il quartiere più verde e fioreato.

martes, 10 de mayo de 2011

Contesco Fisico. Plastico


Contesto Ambientale.

Contesto Sociale. Il Cliente

Finalmente sono riuscito a trovare un bel cliente adatto al mio progetto, dopo settimane di inviare messaggi a diversi vivai del quartiere e anche di altre parti di Roma, in generale con questo modello:


"Buongiorno signore/a,
>>Inanzitutto vorrei presentarmi, mi chiamo Jorge González Sánchez, e sono uno studente spagnolo nel suo anno di Erasmus presso la Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni, appartenente all’Università della Sapienza di Roma. Alcuni mesi fa ho iniziato a partecipare in un programma chiamato Urban Voids, il cui sotto la direzione del Architetto e Professore Antonino Saggio, vuole individuare spazi vuoti e trascurati all’interno della città, che potrebbero diventare spazi di grande utilità e qualità architettonica attraverso interventi anche di piccole dimensioni.
>>Dopo qualche lavoro analitico, ho deciso di prendere un piccolo lotto situato sulla Via Genzano, vicina alla Via Tuscolana altezza <M> Arco di Travertino,  che è stato scelto per la sua prossimità a un parco abbastanza trascurato e che purtroppo non è praticamente utilizzato per la gente che abita in quella zona. La mia idea progettuale è quella di sviluppare un progetto architettonico in quel lotto con la consapevolezza della evidente necessità di attrezzare il parco e farlo diventare uno spazio verde di qualità che possa essere veramente sfrutatto per i residenti del quartiere.
>>Ma non è soltanto questa l’intenzione progettuale. L’edificio che ho pensato sarà una sorta di centro multifunzionale che insomma potrebbe funzionare sia come spazio di ricerca sia come spazio espositivo, ma sempre orientato al mondo della flora ed il verde.
>>Arrivati a questo punto e senza intenzione di causare più disturbo, vorrei chiederLa un favore. Ho bisogno di un compagno di strada in questo processo, visto che non sono molto esperto in tema di piante, fiore e mondo vegetale in generale, ma so che è una disciplina complessa che ha bisogno di tantissime considerazione siano tecniche come infrastrutturale. Per questo motivo, se ci fosse qualche persona all’interno della vostra organizzazione interessata in formare parte di questo progetto, in aiutarme ogni tanto con qualche questione tecnica e fare alcune discussione sullo sviluppo progettuale, sarei veramente molto grato.
>>Per approfondimento oltre queste piccole considerazioni, La lascio l’indirizzo sia del mio blog personale dove ho caricato il lavoro analitico fatto fino a adesso, come del sito web del Architetto Antonino Saggio, coordinatore di tutti gli studenti che partecipano in questa iniziativa.
>>Gradirei se possibile un appuntamento di circa mezz’ora per farle alcune domande in materia e sapere il suo parere e i suoi consigli sul progetto.  Mi faccia spaere per favore se è interessato rispondendomi via email o via telefonica al numero 3274946051.

>>Arrivederci,

>>Jorge González Sánchez."


Dicevamo, dopo semane infruttuose di inviare questo messaggio a diversi vivai e associazioni ambientali e naturalistici della città de Roma, ho deciso di inviare una versione dello stesso messaggio in spagnolo a alcuni vivai della mia città di nascita, Salamanca, e ho avuto un po più di successo. Mi sono centralizato in uno in particolare, perche loro sono già amici di mio padre, e sono che sono gente responsabile ed impegnativa con cui mi sentirò benissimo lavorando.

Il vivaio in questione si chiama "Viveros Arca" ed e una importante azienda con quattro sede in tutta la provincia, focalizzata sopratutto nella produzione di fiore. Sembravano molto felici di potere essere parte di questo progetto, dicendo anche che era un "peccato non potere fare quel incontro". Questo è insomma in suo sito web:


Specificamente mi sono messo in contatto con uno dei capi, chiamato José Luis. Abiamo deciso di comunicarci attraverso email, e io sono già pronto a fargli alcune domande. Hanno parlato anche della possibilità di fare due chiacchiere via Skype. Aggiornerò il post con oltre informazione quando parle un po di più con loro. 

 


Contesto Luogo. Le Griglie


Analisi delle Ipotesi




domingo, 17 de abril de 2011

Il Bang - Scacchiera



Il Bang - Museo Ebraico a Berlino, Daniel Libeskind (1989-99)

Possiamo situare l’inizio dell’architettura così chiamata “decostruttivista” con la esposizione del 1988 a New York, precisamente nominata come “Deconstructivist Architecture”, e proposta sul precedente della esposizione di 1932 anche al MOMA di New York chiamata “The International Style”, di come si vede, quasi sesanta anni prima. Questa esposizione si serve sia della sua posizione privilegiata all’interno dei sistemi mediatici, come della stanchezza degli argomenti architettonici dell’epoca, per diventare un mito ed dare un giro di 180º agli orentamenti architettonici dominanti.

Questa mostra si sviluppa in torno a otto personalità: Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, Himmelb(l)au, la squadra formata per Wolf D. Prix, Helmut Swiczinsky e Michael Holzer, Bernard Tschumi, Daniel Libeskind e per ultimo Rem Koolhaas. Il suo grande successo non si espiega soltanto con queste presenze magnifiche, ma sopratutto con l’invenzione dell proprio nome “decostruzione”, termine ereditato della base filosofica di Jean Derrida, basate nell Post-strutturalismo, cioè nella introduzione nei temi convenzionali di nuove chiavi di lettura. Un esempio architettonico applicato a questo proceso potrebbe essere quello della Casa a Santa Monica, di Frank Gehry.
Ma tral’altro non può essere ignorato il accativante carattere formale del nuovo movimento, quello che lo fa diventare proprio uno style. Secondo Johnson, arriva proprio in un’epoca caratterizata dalla neccesità di un rinovamento delle forme per mantenere il peso dell’architettura all’interno della società. Il papa Giovanni Paolo II e la sua profonda conoscenza del comunismo, la salita al potere di Michail Gorbacëv con la conseguente evoluzione economicosociale della Russia, e soprattuto la caduta del muro di Berlino in 1989, sono simboli di questo nuovo mondo aperto e rinovato, che bisogna nuove forme identificative.
Secondo il sociologo americano Alvin Toffner, abiamo entrato in questo modo in quello che lui chiama “La Terza Ondata”, cioè, una nuova era basata non nella terra ne nell’industria come base delle actività economiche, ma semplicemente basata sulla informacione. In questa maniera, mentre la architettura del novecento tentava di avvicinarsi alla macchina nella sua ossessione funzionalista, la architettura contemporanea deve avvicinarse semplicemente a una forma che “informe”.

In questo contesto arriviamo all’opera di Daniel Libeskind, creatore del progetto sotto studio. Questo architetto eccezionale tenta un’approccio all’architettura attraverso altre discipline come la pittura, la musica o la filosofia. Ed è in questo modo come lui si avvicina al nuovo movimento decostruttivista, al cui dedica grande parte della sua opera. Per la descrizione di questo edificio in particolare, prendo letteralmente le parole del professore Antonino Saggio sul Bang generatore del progetto.

“[...] Libeskind associa a questi congegni dei disegni astratti, una specie di partiture musicali che lavorano sulla forza rappresentata dalla linea. E cioè, sulla capacità di rompere, di estendersi, di non racchiudersi nei “piani” della tradizione neoplastica o puramente funzionalista, ma del muoversi della linea nello spazio schizzando, lacerando, zigzagando in uno spazio nuovo.”
“Il museo si trasforma in una linea spezzata e obliqua sul suolo che è prima compressa nel racchiudersi degli angoli e poi slanciata come una freccia aperta verso l’infinito. [...] A questa freccia si sovrappone un’altra figura rettilinea che la incrocia in più punti e la mette in ulteriore tensione.”




Ex Tempore - 13 Aprile 2011